Novembre 2006
Il Vagabondo
Numero 2 Anno I
pensieri vagabondi su viaggi, letteratura, cinema, musica e tutto ciò che ci passa per la testa
Viaggio del mese
Cracovia, a tutta vodka!
Un pulmino lanciato fra strade buie e secondarie, qualche casetta illuminata ogni tanto e poi di nuovo l’oscurità ad avvolgerci. Solo la flebile luce dei fari rischiara leggermente la strada di fronte a noi, tutto intorno l’ignoto. Incroci, svolte a destra, svolte a sinistra, ripartenze a tutta velocità… ma dove stiamo andando? Ce lo siamo chiesti più volte, scambiandoci occhiate dubbiose e interrogative, prima di arrivare sani e salvi a destinazione, e solo il giorno del ritorno a casa, con la stessa strada da percorrere all’incontrario e la luce del giorno a illuminare il cammino, siamo riusciti a renderci conto di quanto intricato potesse essere il percorso: chissà quante volte ci saremmo persi? Una volta con i piedi di nuovo saldamente piantati per terra, ci carichiamo lo zaino in spalla e ci incamminiamo; di fronte a noi nuove vie da percorrere, un nuovo popolo da conoscere e tante nuove realtà da scoprire, di fronte a noi una nuova città tutta da esplorare, di fronte a noi, Cracovia. Città nobile e allegra, tollerante e ferita, questi gli aggettivi che più mi sembrano appropriati a raffigurare questo posto che ci ha subito accolto a braccia aperte, con un calore tanto grande quanto inatteso. Per la verità si è trattato di un calore più figurato che altro, dato che a farci costantemente compagnia ci hanno pensato le basse temperature e qualche nevicata che ha creato un’atmosfera quasi magica e sospesa ricoprendo parchi e tetti di un sottile e soffice candore. Dicevamo, quattro aggettivi, quattro parole per tratteggiare l’anima della città, ebbene ecco le mie motivazioni.
Nobile per il suo glorioso passato, per essere stata per secoli capitale del regno polacco, centro culturale, artistico e universitario. E questo tempo andato, lo si respira profondamente passeggiando fra le eleganti strade di Stare Miasto, il quartiere vecchio, dove si affacciano palazzi colorati e chiese in pietra o mattoni rossi; solo le antiche mura, che proteggevano dalle incursioni nemiche, non sono più al loro posto, sostituite da un parco alberato che cinge il centro storico con il suo verde, preservandolo dalle aberrazioni da metropoli. Ma non tutte le mura sono state rimosse: ancora massicce e imponenti, si ergono a protezione del Wawel, l’antico castello costruito in posizione dominante su un’ansa della Vistola all’estremo meridionale dell’antica città; racchiudono la bella Cattedrale, il raffinato cortile del palazzo con tre ordini di arcate e opere d’arte provenienti da ogni parte d’Europa: quadri, porcellane, arazzi. Dal lato opposto del quartiere si erge invece l’unica porta rimasta in piedi, quella di San Floriano, fiancheggiata da un breve tratto di fortificazioni e contrapposta al Barbacane, avamposto difensivo unico nel suo genere, una vera e propria testa di ponte protesa verso il nemico. Nel cuore del vecchio centro medioevale, si apre l’immensa Piazza del Mercato, vero gioiello di architettura, separata in due parti uguali dal Fondaco dei Tessuti e vegliata dalla torre municipale da un lato e dai due campanili della splendida Chiesa di Santa Maria dall’altro.
Allegra per la sua gente festosa e sorridente, per i suoi ristoranti pieni di musica e sapori deliziosi, per i suoi locali sotterranei dove i giovani si scatenano e si riscaldano fra un sorso di birra e uno di vodka.
Tollerante per il suo quartiere ebraico, Kazimierz, culla della cultura yiddish, luogo di sinagoghe e vecchi cimiteri, case abbandonate e stelle di Davide. Qui tutto trasuda ancora ebraismo, i ristoranti propongono piatti abbondanti chiamati esplicitamente ‘L’ospitalità di Gerusalemme’, offrono calore, cordialità e suadenti sonorità giudaiche; le sinagoghe, ormai trasformate in pregevoli ed evocativi musei, accolgono i visitatori donandogli uno spaccato dell’antico quartiere e delle sue tradizioni, dalla circoncisione all’ascolto della Torah.
Ferita, perché il suo spirito tollerante e ospitale è stato cancellato dai predoni nazisti che l’hanno conquistata, trasformata in un governatorato del loro Terzo Reich e usata come esca per concentrare migliaia di ebrei da mandare allo sterminio. Kazimierz con la sua fiorente cultura è stato cancellato (oggi ci vivono solo poco più di un centinaio di ebrei e delle numerose sinagoghe, solo una è ancora adibita al culto) e i suoi abitanti trasportati al di là della Vistola, nel ghetto a loro destinato; molti dei professori dell’Università Jagellonica, una delle più antiche d’Europa, perseguitati e uccisi; i cittadini polacchi attaccati nella loro storia, cultura, tradizione. Un periodo buio, tremendo; continuato anche dopo la fine della guerra, con il regime comunista, le sue restrizioni, le sue regole. E poi finalmente, negli anni 90, il crollo dell’URSS e il ritorno alla vita della nazione polacca e della sua città simbolo.
Cracovia è di nuovo splendente, luogo di cultura e divertimento, di arte e baldoria, di chiese e sinagoghe, di bigos e pierogi, di birre bionde e vodka a litri; e noi da buoni vagabondi non possiamo lasciarci sfuggire tutto questo e quindi riempiamo il bicchiere fino all’orlo e... naz drovie!