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Ottobre 2006

Il Vagabondo

Numero 1 Anno I

pensieri vagabondi su viaggi, letteratura, cinema, musica e tutto ciò che ci passa per la testa

Musica

Manu Chao

Serata di patchanka al Torino Free Music Festival

Manu Chao

Un viaggio, una partenza in fretta e furia per raggiungere in tempo Torino dove ad aspettarci c’è un amico, un compagno, una persona che stimiamo e che apprezziamo per la sua musica e per le sue idee, per la sua umanità e per il suo coraggio ad esporsi. Lui è un artista fuori dagli schemi; nato a Parigi, da madre basca e padre galiziano, ha girato più volte il mondo per portare la sua opera e le sue parole in tutti gli angoli della terra; vagabondo, no-global, trascinatore, brillante oratore e paroliere, combattente, inafferrabile questo e altro ancora è Manu Chao, che nel suo continuo peregrinare ha deciso di fare sosta nel capoluogo piemontese il 13 luglio… e noi ci saremo. L’occasione è il Traffic Torino Free Festival, appuntamento annuale giunto ormai alla terza edizione che si distingue da tutti gli altri eventi per la totale gratuità e per l’elevato numero di manifestazioni che propone: cinema, incontri, divertimenti e tanta buona musica, questi gli ingredienti che rendono la ricetta Traffic, un piatto tanto gustoso quanto unico nel panorama italiano. Da buoni vagabondi, non possiamo certo mancare. Smessa la divisa da lavoro, saltiamo 

in macchina e facciamo rotta verso il luogo definito per l’appuntamento, ovvero il Parco della Pellerina, uno dei tanti polmoni verdi della città sabauda. Il viaggio è tranquillo, nessun intoppo rallenta la nostra marcia; percorriamo la tangenziale torinese fino a Corso Regina Margherita, da dove iniziamo a penetrare in città. Dopo pochi chilometri in direzione centro, il parco si materializza sotto forma di un immensa macchia verde fatta di alberi e prati. 

Gogol Bordello - Traffic 2006

Posteggiamo e cominciamo a orientarci; nonostante le mie numerose soste torinesi, questa zona della città mi è ignota; non ci resta altra scelta che metterci a traino di un gruppo di ragazzi che ha l’aria di conoscere la direzione da seguire. Avevamo visto giusto, l’atmosfera da concerto comincia a divenire palpabile sotto forma di chioschi che spandono odori di porchetta e salsiccia, senape e crauti. Ci lasciamo tentare, la serata sarà lunga e ci vuole il giusto sostentamento. Rifocillati, cominciamo ad inoltrarci all’interno del parco e in un attimo avvistiamo il palco; ancora poca gente in giro, ne approfittiamo per “rilassarci” su una collinetta vista Dora Riparia. 

Alle sette inizia la musica, con i ritmi travolgenti dei Gogol Bordello, band multietnica capace di creare scompiglio con le sue melodie punk-balcaniche. L’esibizione è vibrante e caotica, il cantante ucraino Eugene Hutz si sgola e non si ferma un attimo, mentre introno a lui i musicisti spandono suoni che contagiano e fanno muovere il pubblico, che più passa il tempo più aumenta. Applausi a scena aperta salutano i Gogol Bordello che hanno regalato musica genuina e vulcanica, zingaresca e dilagante. Come primo  gruppo,  niente  male. 

Gogol Bordello - Traffic 2006
Caparezza - Traffic 2006

A  seguire  è  la  volta  di Caparezza, che ci porta nel suo mondo fatto di rap e goliardia, neologismi e giochi di parole. Il folletto di Molfetta scatena risate e riflessioni, provocando un vero e proprio delirio quando attacca con il suo tormentone, preceduto dall’asserzione tanto attuale quanto appropriata “La Val Susa è fuori dal tunnel”. Anche Capa salta, canta e balla senza risparmiarsi un secondo e si merita un bell’applauso quando ci saluta e se ne va. L’attesa cresce, ma ci sono ancora da ascoltare i La Phaze. Necessità fisiologiche impellenti ci impediscono di apprezzarne al meglio l’esibizione, ma da fuori ci rendiamo finalmente conto dell’immensa fiumana di gente che si ammassa da ogni parte; il palco sembra letteralmente assediato; è uno spettacolo nello spettacolo, le teste si muovono creando l’effetto di un mare in tempesta, non si vede un angolo vuoto, siamo veramente in tantissimi. 

Ma è tempo di ributtarsi nella mischia, il palco è di nuovo vuoto e fra poco è il momento di Manu Chao. Attimi interminabili precedono l’evento tanto atteso, sono quasi le undici di sera e i nostri occhi si alzano verso il cielo, verso quelle nuvole scure che ci sovrastano, mi raccomando adesso niente scherzi. Quando la musica parte, esplode l’entusiasmo, uno dopo l’altro i diversi musicisti prendono posizione e da ultimo eccolo: la Primula Rossa del rock latino! Il concerto è entusiasmante, la patchanka sfrenata e incontenibile; fra successi universali e canzoni meno note, il percorso canoro è seducente; i suonatori sono perfetti, e come se non bastasse, fa la sua comparsa anche Roy Paci, a regalare emozioni con la sua tromba potente e virtuosa. Manu Chao illumina il palco con la sua voce suadente e i suoi appelli per un mondo migliore. Dopo quasi due ore di delirio sonoro, il menestrello giramondo ci saluta e ci ringrazia; noi non possiamo che contraccambiare; il concerto è stato veramente fantastico ed emozionante; c’è ancora tempo per alcuni saluti ad amici incontrati per caso ed è tempo di ripartire. Un arrivederci a Manu Chao, nella speranza di incrociare di nuovo le nostre strade vagabonde e a Torino, che ci ha regalato un festival da tenere sempre d’occhio; la quarta edizione potrebbe regalare altri graditi incontri.

Manu Chao - Traffic 2006
Manu Chao

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