Strade panoramiche:
GIAPPONE
Una passeggiata nell'arte sull'isola di Naoshima
Una giornata dedicata all'arte contemporanea, nella verdeggiante zona meridionale di questa isoletta nel mar interno del Giappone.
Raggiungerla è facile: se come noi pernottate ad Okayama, il treno vi porterà in un'ora a Tamano, dove partono i traghetti che in venti minuti arrivano a destinazione. Le mappe dei percorsi a piedi sono disponibili nel centro visitatori nel porto dell'isola.
Una volta sbarcati si tiene come riferimento il mare alla propria destra, e la prima opera d'arte sarà lì ad attendervi per darvi il benvenuto: una bella zucca rossa di Yayoi Kusama, artista classe 1929 celebre per la ripetizione ossessiva di punti!
Un servizio di autobus collega tutte le attrazioni, ma trattandosi di brevi distanze e di un percorso nella natura vi consigliamo di farlo a piedi.
In breve si è fuori dal paese, la strada sale e serpeggia per un po' e si raggiunge la prima destinazione il Chichu Museum. Non avendo prenotato l'ingresso ne acquistiamo uno per un paio d'ore dopo ...per fortuna la meta successiva dista non più di quindici minuti, così proseguiamo.
Immerso in un prato verde, fra sculture sparse sull'erba, compare uno strano edificio in cemento creato dall'archistar giapponese Tadao Ando (1941), in ricerca permanente della propria identità attraverso l'architettura.
All'interno ospita la Galleria d'Arte Lee Ufan, scultore, pittore e poeta coreano del 1963, fra i più quotati artisti asiatici viventi: i suoi lavori post-minimalisti vogliono mettere l'accento sul rapporto con la realtà così com'è, oltre le apparenze.
Nelle sue opere c'è una forte attenzione all'aspetto materico, nella speranza che: "in un’età dominata dall’elaborazione e trasmissione dell’informazione, [gli uomini siano] più sensibili all’aspetto fisico del mondo e alla natura" (L.U.).
Il tempo passa e si fa l'ora di dirigersi al Chichu Art Museum, che - come suggerisce il termine chichu - si sviluppa sottoterra, ricavato all'interno di una collina, ancora una volta dal genio di T. Ando.
All'interno spazi essenziali custodiscono alcuni capolavori: il primo che s'incontra è "Time / Timeless / No Time" di Walter De Maria (1935-2013), scultore statunitense che in simbiosi con l'architetto ha allestito uno spazio scenico in cui trionfa la perfezione geometrica, in rapporto continuo con le linee e le luci della stanza.
Colpisce l'attenzione la sala dedicata alle "Ninfee" di Monet, ospitate in un ambiente bianco e immacolato, a cui si accede rigorosamente in silenzio e senza scarpe, affinché la visita non sia turbata da alcun rumore. Su questo tema è imperdibile anche il giardino del museo: la versione reale e tangibile della natura ritratta da Monet.
Ma l'opera più emozionante è "Open sky", di James Turrell (1943): uno squarcio nel soffitto e delle panche da cui ammirare comodamente l'evoluzione del cielo. Un pantheon moderno, con cui l'artista americano vuole stimolare la percezione della luce e dello spazio, dei colori e delle forme, e il ruolo dello spettatore nella definizione stessa dell'opera d'arte. Sono tutti temi chiave della sua produzione artistica, che ritroviamo in due "Cross corner projections": "Afrum - pale blue" e "Open field", proiezioni di diapositive metalliche che creano l'illusione di spazi solidi.
Il Chichu è un museo davvero interessante, l'ingresso a numero chiuso e ad orari prestabiliti garantisce la fruibilità delle opere e l'annesso bar offre sfiziose soluzioni per un pranzo veloce.
Una passeggiata di venti minuti conduce infine all'ultima tappa: il Benesse House Museum, anch'esso firmato da Ando e costruito in parte all'interno della collina, in cerca di un equilibrio fra arte, natura e architettura. Nei suoi spazi è esibita una collezione permanente d'arte contemporanea: molte opere orientali e poi i grandi maestri conosciuti in tutto il mondo, da Andy Wharol a Bruce Nauman, passando per Alberto Giacometti, Robert Rauschenberg, Richard Long...
Una peculiarità della Benesse House è la possibilità di pernottarvi: una delle strutture che lo compongono ospita infatti un hotel di lusso, arredato con vere e proprie opere d'arte, altrimenti inaccessibili dai semplici visitatori del museo.
Dieci minuti di cammino, lungo la Gotanji beach (in cui fa bella mostra di sé un'altra "Pumpkin" di Y. Kusama), vi condurranno infine alla fermata del bus che vi riporterà al porto. Se avete ancora tempo scendete alla fermata Nokyo-mae, ad Honmura: un villaggio tradizionale in parte restaurato e messo a disposizione di un gruppo di artisti, che vi lavorano ed espongono.